Logica del Kaizen

La prima volta che ho sentito parlare di Kaizen è stata la scorsa settimana: nella mia azienda si sta organizzando tale approccio per la gestione.


Kaizen è un termine giapponese che indica la filosofia del continuo e costante miglioramento ed ha avuto notorietà grazie al suo utilizzo anche nel mondo industriale (p.e. è stato applicato, con successo, dalla Toyota, dalla Porche e dalla Ducati).
Il segreto del successo dell’industria giapponese si dice sia dovuto alla loro capacità di copiare i punti di forza degli innovatori e di migliorare tutto il resto.


Ogni giorno ci confrontiamo con il mondo esterno e prendiamo delle decisioni che producono dei risultati che soddisfano o meno le nostre aspettative.
Impegnarsi nel Kaizen significa effettuare piccoli e costanti aggiustamenti per avvicinarci sempre di più alla nostra meta, invece di ripartire con un altro approccio.


Cosa altro dice il metodo Kaizen?
Che la meta non è un punto d’arrivo oltre il quale c’è il nulla.
A guardare bene la nostra esperienza del mondo scopriamo che la nostra capacità di migliorarci è infinita: che ogni giorno possiamo fare una nuova, piccola distinzione che ha il potere di farci vivere in maniera migliore e contribuire al successo della collettività in cui siamo inseriti.


Certo, la filosofia Kaizen non è il “toccasana” per ogni cosa. A volte, quando la dipendenza da un percorso ci porta troppo lontani dal risultato che vogliamo ottenere è opportuno distruggere il modello creato ed imparare a pensare lateralmente per escogitare soluzioni totalmente differenti.
Ma anche questa capacità di applicare o meno il Kaizen segue la logica Kaizen.


Impegnarsi nel Kaizen ci aiuta ogni volta a non cercare di reinventare la ruota, ma a modellare la nostra esperienza su quella di chi ha avuto successo nel campo in cui intendiamo applicarci, ricordando però che occorre essere sempre se stessi, liberi da ogni condizionamento.


Sarà poi tutto vero?







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