Tanto per cambiare

Da TVVERONA.COM

“L’ex Caserma Martini (*) sta diventando luogo di ritrovo di sbandati”

Luigi Pisa (Lega nord) chiede l’intervento urgente dell’amministrazione.

“L’amministrazione comunale intervenga al più presto per far cessare il quotidiano via vai di sbandati creatosi all’interno dell’ex Caserma Martini”.

Lo chiede il consigliere comunale della Lega nord Luigi Pisa che ha richiamato l’attenzione sulla “ mancanza di controlli nell’area, dismessa ormai da alcuni anni e divenuta negli ultimi tempi luogo di ritrovo di barboni ed extracomunitari irregolari”.

“In zona Navigatori, circa a metà di via Francesco Dalemanto, è stata aperta una breccia, chiusa da una porta in legno, che viene regolarmente utilizzata per accedere alla Caserma – spiega Pisa – una situazione inaccettabile, che potrebbe diventare molto pericolosa”.

“Per arginare il problema, occorre intervenire subito con il completo recupero della zona – conclude Pisa – il quartiere è sempre stato tranquillo, ma ora i residenti cominciano a essere preoccupati e invitano l’amministrazione ad attivarsi per un potenziamento dei controlli da parte della polizia municipale”.

(*)  La "Martini" era la caserma dove si facevano i fatidici 3 giorni prima dell’arruolamento (così per i coscritti, sicuramente, di Verona e Vicenza e relative provincie).

2 Risposte a “Tanto per cambiare”

  1. Una piccola aggiunta:

    Lasciato all’abbandono si è ormai trasformato in rifugio di clandestini: è l’appello di un cittadino a Comune e Demanio. E parte una raccolta di firme. I cittadini vogliono farne uno spazio per iniziative.

    L’intera zona è popolata da baracche di sbandati: sporcizia e degrado a Forte Procolo.

    La struttura militare asburgica al centro del quartiere Navigatori è diventata alloggio di clandestini.

    A denunciarlo è un residente, Andrea Bocchin, che stanco di dover fare i conti con continui atti di microcriminalità, quali furti di biciclette, motorini e piccoli «colpi» anche nelle abitazioni, ha dato il via a una raccolta di firme e a una lunga lista di lettere alle autorità cittadine.

    «Tutta l’area attorno a Forte Procolo è terra di nessuno», spiega Bocchin, «ed è stata lasciata nell’incuria da anni e quel che è grave è che si trova nel mezzo di numerose abitazioni. Vi regnano sporcizia e insalubrità».

    Bocchin assicura che all’interno della zona, che è di proprietà del demanio militare, ci sono diverse baracche dove i clandestini trovano riparo.

    «Ho avvisato la questura», spiega, «che si è subito attivata. Ma, come sempre, le pattuglie passano e i clandestini poco dopo tornano. Purtroppo la situazione è grave in quanto i numerosi sbandati che vi trovano rifugio minano quotidianamente il quieto vivere di chi è residente nel quartiere».

    Non trovando un’adeguata risposta alle proprie sollecitazioni, Bocchin non ha esitato a rivolgersi direttamente al reparto infrastrutture dell’ufficio demanio e servitù militari chiedendo esplicitamente «il ripristino della recinzione e il disboscamento» dell’area.

    Non solo, ha chiesto anche che l’area venga concessa per attività pubbliche e di aggregazione.

    La risposta da parte del reparto infrastrutture non si è fatta attendere ed è emerso che l’opera militare rientra in quelli che sono da considerarsi beni alinenabili, vale a dire in vendita.

    «Il nostro quartiere», sottolinea Bocchin, «è sempre stato caratterizzato da insediamenti militari come l’ex caserma Martini che si affaccia su viale Colombo, il poligono di tiro. È un peccato perdere un valore così importante come Forte Procolo».

    Del resto Forte San Procolo, questo è il suo nome originale, risale al 1840 ed è tra le opere di fortificazione più significative della città realizzate dall’impero asburgico.

    Faceva parte del cosiddetto piano di riequilibrio delle forze austriache nel Veneto, assieme ad altre strutture quali le torri San Giuliano e il forte San Giorgio: completava la difesa a destra dell’Adige.

    Era presidiato da 230 fanti ma in emergenza poteva ospitare 438 uomini.

    Attualmente, le mura sono quasi integralmente conservate e questo ultimo dato ha permesso a Bocchin, che tra l’altro è architetto, di lanciare una proposta che se verrà accolta potrà finalmente offrire alla città uno spazio ricreativo-culturale.

    «Riportare questa struttura a un livello di civiltà e ospitalità è cosa dovuta», premette Bocchin, «se non altro per il valore storico culturale che ha di per sè il forte. Ricordo che in questo spazio militare in epoca fascista venne fucilato Galeazzo Ciano, genero di Mussolini. Di conseguenza, rientra in un pezzo della nostra storia contemporanea».

    «Se il Comune e gli altri enti raggiungeranno un’intesa con il demanio», propone, «noi cittadini del quartiere potremmo gestire questi spazi proponendo manifestazioni culturali e musicali. Giovani ed anziani del quartiere non hanno molte aree a loro disposizione. Restituire vitalità a questo spazio urbano significa dare la possibilità ai cittadini di rendersi utili, non solo di vivere sicuri senza l’assillo che qualcuno gli entri in casa o gli porti via da sotto il naso la bicicletta».

    di Anna Zegarelli – da L’Arena, domenica 12 Marzo 2006

    Spesso passo davanti alla caserma Martini, frequentando il poligono di tiro, ma il degrado è sempre uguale… e sull’argomento io ho chiuso.

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