IN RICORDO

da L’Arena (il giornale di Verona) di oggi, 4 novembre 2007

 

PAOLO GASPARI

A Cividale novant’anni fa le «Termopili italiane»
Quella battaglia cercò di bloccare l’avanzata austro-tedesca almeno per 24 ore

Vai al sito della casa editrice GaspariA novant’anni dall’evento è uscito per i tipi dell’udinese Gaspari Le Termopili italiane: la battaglia di Cividale * del 27 ottobre 1917.
Così il saggista editore Paolo Gaspari ci ha parlato di quelle vicende.

Cosa significò la battaglia di Cividale nella ritirata successiva a Caporetto?

Quella battaglia cercò di bloccare l’avanzata austro-tedesca prima che i nemici sboccassero in pianura. Fu ordinata dal comando supremo di Cadorna. Bisognava fermarli almeno per 24 ore, per consentire ai reparti italiani di attestarsi oltre il torrente Torre per due giorni e poi proseguire la ritirata oltre il Tagliamento. Questo era il progetto. Il comando supremo però non aveva riserve: questo fu il grande errore di Cadorna. Aveva solo divisioni in via di ricostituzione, con ufficiali appena usciti dai corsi o tornati dagli ospedali o sottratti all’imboscamento. Lo stesso valeva per i soldati.

Come hanno ricordato questo scontro i tedeschi?
Krafft von Dellmensigen e altri ufficiali la ricordarono come una grande battaglia, orgogliosi d’avervi partecipato. Dicevano gli italiani molto più numerosi e armati di quanto fossero realmente. Tedeschi ad austriaci mandarono all’attacco quattro divisioni, noi avevamo quattro brigate a ranghi ridotti.

Perché quest’episodio è stato cancellato dalla memoria italiana?
Non glielo saprei dire. Dopo Caporetto questa è la battaglia senz’altro più importante. Sul Purgessimo i nostri, completamente circondati, resistono fino alle 7 di sera. La già medaglia d’argento sul Col di Lana, tenente Vincenzo Viselli, comandante del contrattacco che prolunga la nostra resistenza, si vedrà riconosciuta la medaglia d’argento negli anni quaranta, ma nessuno degli altri combattenti vedrà affermati i suoi diritti. Alla storiografia militare interessava solo lo sfondamento di Caporetto.

Ci spiega il nuovo modo di fare la guerra dei tedeschi sperimentato in Romania e applicato a Caporetto?
Era molto semplice. I tedeschi possedevano questi reparti di jager, di cacciatori, truppe di montagna adatte alla manovra. Ludendorff dopo Verdun non voleva più dissanguarsi, ma ripristinare la guerra di manovra. Si era impadronito della tecnica di infiltrazione francese e ad aveva potenziato le pattuglie di fucilieri con bombe a mano con mitragliatrici leggere portabili a spalle. Ne aveva assegnate 6 per compagnia. Un battaglione tedesco aveva 24 mitragliatici leggere più 12 pesanti. Questi gruppi d’assalto si infiltravano nelle linee nemiche e prendevano alle spalle truppe addestrate alla sola guerra di posizione. Le nostre mitragliatrici col treppiede pesavano 70 chili, inoltre c’era il peso dell’acqua per il raffreddamento e delle munizioni. Le loro a spalle pesavano 14 chili. Avevano pure lanciabombe e cannoni leggeri trasportabili dai soldati e utilizzabili in prima linea.

Come escono comandanti e combattenti italiani da questa pagina di storia alla luce dei nuovi studi?
La ritirata di Caporetto è una continua battaglia e questa è una cosa strabiliante. I nostri ripiegando continuano a combattere e quando raggiungono il Piave trovano linee difendibili e lì si fermano. La cosa tragica è che il sacrificio di questi ufficiali e soldati che si fanno ammazzare, da un punto di vista storiografico non ha ricevuto neanche un grazie. L’insegnamento civile è che le battaglie di ritirata di Caporetto sono il segno di un popolo tenacissimo. E’ stata un’epopea e non ha avuto nessun riconoscimento. Come scrive Rochat, in guerra vince chi continua a combattere. E questo hanno fatto i nostri.

* Il 27 ottobre 1917 sulla stretta di San Quirino, allo sbocco della Valle del Natisone in pianura, a est di Cividale, quattro brigate di fanteria composte per metà da rimpiazzi trattennero per dieci ore quattro divisioni di veterani tedeschi per consentire la ritirata della 2 a e 3 a Armata dal fronte dell’Isonzo. Dopo la battaglia di Caporetto del 24-25 ottobre questa fu la più importante battaglia della ritirata prima che l’esercito si mettesse in salvo dietro il Tagliamento.

 

2 Risposte a “IN RICORDO”

  1. ciao posso avere delle informazioni sul 7° legio cuneensis constantissima coeris signum del 63° reggimento cagliari?ci hanno combattuto mio nonno e suo fratello sul fronte greco-albanese…grazie arrivederci

  2. Onore al merito ed all’eroismo.

    Certo che se quegli uomini potessero vedere come è ridotta ora l’Italia e la Patria, beh forse si pentirebbero di non essersi scansati….

    Un caro saluto.

    X^

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *