I Kamikaze: un’altra cosa

Tempo fa avevo già postato qualcosa in riferimento ai Kamikaze.
Traggo spunto dal commento di Daisi (visionabile nel post precedente) e faccio un piccolo distinguo: i Kamikaze sono ben altra cosa dei terroristi (da Daisi definiti “kamikaze del kaiser”)!
Gli attacchi suicidi alla popolazione inerme sono quanto di più abietto e quanto di meno militare si possa pensare.
Vanno contro ogni forma di regola, anche in caso di guerra dichiarata.
Perciò chi li effettua non è un Kamikaze, ma solo un terrorista.

Il termine Kamikaze trae origine dal giapponese e significa “Vento divino”, derivante dal nome del tifone che nel 1281 distrusse la flotta mongola, mentre tentava l’invasione del Giappone.
Invece oggi, in genere, con la parola kamikaze si fa riferimento a individui che, consapevoli o meno, decidono di porre fine alla propria esistenza, mediante atti di terrorismo, con notevoli danni a cose e con la morte di persone civili: ma, a mio modo di vedere, è una definizione errata.

I veri Kamikaze sono stati protagonisti della storia durante la seconda guerra mondiale.
Erano regolari MILITARI giapponesi che con i loro aerei carichi di carburante ed esplosivo, si lanciavano contro le navi MILITARI statunitensi, nell’estremo tentativo di fermare l’avanzata americana.
La prima azione avvenne nella battaglia di Leyte e in seguito furono impiegati a Iwo Jima e Okinawa.
E poi cessarono le loro incursioni, nell’estate del 1945, non perchè mancassero i volontari, ma per mancanza di aeroplani.

E attualmente?
I gruppi integralisti reclutano volontari suicidi fra i poveri, i disagiati e i disperati della popolazione: spesso sono giovani le cui famiglie vivono in condizioni miserabili, cui si promette un futuro glorioso.
I giovani si sentono quasi onorati a far parte di tali organizzazioni.
Dall’assoluta povertà vengono trasformati – nella loro ottica plagiata – in qualcosa di grande, ma sono solo TERRORISTI e non MILITARI regolari: niente a che vedere col “Vento divino”.

3 Risposte a “I Kamikaze: un’altra cosa”

  1. Condivido pienamente la tua analisi, che poi in effetti è una precisazione talmente ovvia che non dovrebbe neppure essere fatta eppure….è necessario farla, ora più che mai.
    Ora dilaga la superficialità, non conta la cultura, l’apprendimento, la conoscenza storica ma basta l’infarinatura o peggio, il sentito dire.
    Poi è ovvio che dei delinquenti vengano promossi a …..kamikaze.
    Ma dico io, almeno certi imbratta-carte si leggessero “Guerra d’eroi”!
    Decima legio

  2. Il Tuo distinguo è molto importante. Tuttavia al di là delle debite differenze c’è sempre qualcosa di tragico più che di eroico in chi dà la sua vita più che per salvarne altre per sopprimerle.Simbolo di un disagio esistenziale comunque, anche se non dovuto a questioni materiali, dovuto a indottrinamenti feroci o carenze affettive sentimentali o proprio di “umanità”.Un segno di debolezza e paura più che di coraggio e forza.(A volte è più difficile vivere, lottare….) Almeno così mi sembra.(Ma ovviamente ogni opinione è rispettabile)

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